Al mondo nulla vale come l'amore. Solo chi ama, chi è amato o entrambe le cose, puo' ritenersi vivo. Non ci sono soldi, non ci sono gioie, non ci sono grandezze che possono compensare quello che vivere una storia d'amore ci può dare. Ama e sarai qualcuno...fatti amare e sarai qualcuno felice.

martedì 7 dicembre 2010

Senza Fiato

Si era accorta di me per caso. Erano i primi di dicembre, da poco lavoravo in quel negozio. Ogni mattina mi svegliavo alle sei sentendomi ancora troppo stanco del giorno appena finito per trovare l'energia sufficiente ad affrontare il giorno appena arrivato. Dicembre era un mese terribile nel settore alimentare. Mi trovavo a combattere con casalinghe e vecchiette a caccia dell'offerta prima di Natale. Lei era l'ultima della fila. L'avevo notata quando, ancora di spalle, aveva poggiato l'enorme borsa nera che portava in spalla e aveva preso il numero per mettersi in coda. Le avevo appena visto la nuca e ne ero già rimasto attratto. Aveva un taglio di capelli corto dietro con le punte lunghe in avanti che le incorniciavano il viso sottile. All'apparenza sembrava una ragazza di appena vent'anni ma il suo volto e il suo sguardo triste svelavano che doveva averne qualcuno di più. I suoi occhi nocciola avevano rubato i miei fissandoli. La sentivo dentro le pupille e nonostante fosse ancora troppo lontana da me per vederla meglio ed avere, con la scusa di chiederle cosa volesse acquistare, il diritto di guardarla, scavalcavo sfacciatamente tutte le altre teste per guardare la sua. Non avevo fatto in tempo ad esaudire le richieste della cliente che la precedeva, il mio collega era stato più fortunato di me e toccava a lui servirla. Lei educatamente aveva salutato e fatto il suo ordine tutto sempre guardando me che, a mia volta, avevo servito il cliente successivo (una vecchietta ossuta e rompi palle) guardando lei. Il mio comportamento doveva esserle sembrato curioso tanto da sorridere ancora prima di andare via. Avevo ricambiato il sorriso. Mi erano serviti dieci minuti buoni per riprendermi dallo scombussolamento interno che quell'incontro banale mi aveva generato. Avevo ripensato a lei in auto mentre da solo tornavo verso casa. Avevo pensato a lei nel pomeriggio quando avevo ripreso a lavorare e la sera quando stanco, dopo cena, mi ero sdraiato sul mio letto. Non sapevo nulla di lei e non avevo la certezza che l'avrei mai rivista, eppure, non facevo che sperarlo. Per settimane non successe nulla, non la vidi più e ne restai deluso sentendomi stupido. Era vero mi aveva guardato, così almeno mi era sembrato ma perché mai avevo creduto che anche lei dovesse essere rimasta così affascinata da pensarmi o addirittura tornare lì per vedermi? Che presuntuoso! Vedevo la vita con gli occhi ingenui di chi non conosce l'amore e le disastrose conseguenze che porta, ero invaghito di una sconosciuta senza nemmeno saperlo. Di sentimenti non ho mai capito molto, come non ho mai capito molto di me, di quello di cui avevo bisogno, di quello che perdevo e trascuravo, di quanto fosse insano dentro di me il desiderio nascosto di innamorarmi. Ero un ragazzo di diciannove anni che faceva ancora a pugni con il padre per le sue convinzioni. Non avevo voglia di studiare e mi alzavo tutte le mattine alle sei per pochi soldi solo per non sentirmi dire che ero un buono a nulla e per meritarmi quel tetto sulla testa che i miei genitori dicevano di offrirmi, ingiustamente, ogni giorno. Era la vigilia di Natale. La confusione era raddoppiata. Un via vai di gente impazzita che comprava quintali di roba da mangiare, la maggior parte della quale sarebbe finita sicuramente nella spazzatura. Tra le molte teste riconosco la sua. Prende il numero e si mette in coda dalla mia parte. Mi sorride da lontano facendomi rimbalzare il cuore in gola, le rispondo con un sorrido e vedo il rossore velare le sue guance. Si morde le labbra più volte, gesto che più in là le vedrò fare mille volte e che mi incanterà. Mi piaceva come si mordeva le labbra torturandosi quello inferiore con i denti bianchi, come a nascondere un mezzo sorriso malizioso o trattenere un pensiero troppo intimo che vuole scappare.
Ciao”
Salve...” rispondo per abitudine pentendomene all'istante un ciao sarebbe stato più caldo e vicino
Mi dai due etti di prosciutto cotto?”
Certo” avevo difficoltà a compiere i soliti gesti con lei così vicina. Senza riuscire a smettere di guardarla per paura di perdermi un secondo di lei che, per tutto il tempo, mi fissa e mi sorride quasi sapesse tutto quello che dentro mi succede.
Le porgo il pacchetto, lo prende strofinando apposta le sue dita contro le mie procurandomi un brivido alla schiena. Mi paga e con i soldi butta giù nel palmo della mia mano un piccolo oggetto che scivolando cade giù.
Cos'è?” Dico vistosamente stupito e imbarazzato
E' per te! Auguri!” Va via senza darmi il tempo di dire altro. Mi trovo con un piccolo Babbo Natale dentro la sua palla di vetro circondato dalla neve. Ha un sorriso largo e un' espressione felice che sembra sbeffeggiarmi per la figura che ho appena fatto.

Sono stato un vero coglione!”
Su dai che ne potevi sapere che ti gettava in mano il regalo di Natale!” Elisa cerca di confortarmi ma quel tono ironico che le esce involontario rivela che il mio pensiero è esatto: sono un vero coglione!
E' andata via senza più guardarmi, era evidentemente imbarazzata anche lei, non la vedrò più!” L'affermazione del mio pensiero era uscita più come una sentenza che mi ero dolorosamente inflitto
Come sei drastico, non è successo nulla di così grave! Voglio dire se io fossi lei e tu, ipoteticamente, mi dovessi interessare questo piccolo incidente non avrebbe nessuna importanza”
Ti ringrazio, chiara e limpida come al solito, ora sparisci voglio stare solo!”
Elisa era la mia migliore amica. Da ragazzo svogliato e casinista qual' ero, mi era sempre venuto difficile crearmi legami maschili che non finissero in furiose liti perché avevo fregato la ragazza di turno all'amico di turno. Nonché tutte le ragazze che avessero avuto i miei amici di passaggio mi interessassero. Ero io che interessavo loro. Il mio fisico snello e i miei occhi chiari avevano sempre avuto il loro fascino sulle ragazze altrui che, per noia, avevo accontentato della mia compagnia. Tutte storie di una notte appena, nessuna che fosse valsa la pena di continuare alla luce del sole. Elisa la conobbi da bambino. Coetanei avevamo iniziato a giocare insieme che lei aveva ancora il pannolino mentre io già cercavo di dare fuoco alla casa dei miei con la scusa che, da grande, avrei fatto il pompiere. Era stata la sorella che avevo desiderato e mai avuto. Mi ero preso cura di lei come un fratello maggiore nonostante avessimo la stessa età. Fin da piccola era stata così magra che anche un soffio di vento avrebbe potuto farle male, era così fragile che l'istinto di protezione maschile aveva superato qualunque altra cosa legandomi profondamente a lei. Ed era per questo l'unica a cui mai avrei potuto raccontare di quello che mi succedeva dentro senza sentirmi infuocare dalla vergogna. Tra noi, a parte questo legame, non c'era mai stato nulla. Per me era una sorella e lo sarebbe sempre stato, il suo continuo ricordarmi e sottolineare che non ero il suo tipo era un gioco che la divertiva e che io le facevo fare. Rimango sdraiato sul letto a fissare la palla di vetro dove Babbo Natale ride ignaro della mia sofferenza.
Era trascorso Natale e perfino Capodanno. Avevo abbandonato il vecchio anno ad una festa di ex compagni di scuola, quelli che adesso andavano all'università e si sentivano fighi. Mancava ancora un'ora alla mezza notte che ero già ubriaco marcio. Fortunatamente non ero fastidioso per gli altri sotto l'effetto dell'alcol. Semmai ero totalmente innocuo e leggermente più disinibito con le ragazze che, quella sera però, non trovavo per nulla interessanti. In testa avevo lei. La sua immagine, il suo sorriso, la sua voce, il rossore delle guance, il suo mordersi le labbra. Avrei ucciso per vederle oltrepassare la porta di quella casa e trovarmi nella stessa stanza, poterla avvicinare, sapere almeno il suo nome. Avevo pensato a lei molto spesso non riuscendo a togliermela dalla testa tanto da nutrire un sentimento di fastidio, chi era in fondo questa lei da dovermi torturare così?
Cinque giorni dopo l'arrivo del nuovo anno, in un momento di quiete in cui per ingannare il tempo decido di mangiarmi un panino, la vedo apparire. Quasi mi affogo per la sorpresa. Ha i capelli tirati su con un fermaglio scoprendo interamente il collo e la sua pelle bianca. Un giubbotto corto in pelle marrone scuro che tiene chiuso e un paio di jeans scoloriti che aderenti mostrano la forma delle sue gambe perfette. Si avvicina “Hai un attimo?” Sorride
Come?” Balbetto come un cretino
Hai un momento...ci prendiamo un caffè?” Si morde il labbro inferiore
Certo!” Adesso sembrava che io conoscessi solo due vocaboli salve e certo
Guardo il mio collega per capire se posso anticipare la mia pausa caffè. Mi risponde di andare tranquillamente mentre da sotto il bancone si diletta in gestacci volgari che devono divertirlo molto.
Le cammino affianco che non mi sembra vero. Lei tiene le mani in tasca, io non so dove metterle. Mi sento così impacciato che le braccia quasi mi danno fastidio come se non fossero utili ma una parte in più del corpo. Sistemo il colletto del mio bomber per impegnare le mani. Distrattamente lo sguardo cade sulle dita della sua mano sinistra che ora trafficano con la lampo del suo giubbotto, vedo spiccare la fede al suo anulare.
Il mio stupore si traduce nel mio deglutire rumorosamente, se ne accorge
Cosa c'è?” Il suo volto è vicinissimo al mio
Nulla, nulla” ma da pessimo bugiardo lo faccio guardando nuovamente quello stupido monile. Segue i miei occhi e capisce, accarezzandosi le mani mi sorridere
Questo è un prezioso ricordo, non preoccuparti, te ne avrei parlato ...più in la'”
In effetti sono passati pochi minuti, c'è tempo” cerco di riprendere in mano la situazione e spero solo che il calore che sento non sia visibile in viso.
Entriamo nel primo bar che incrociamo e ci sediamo uno difronte all'altro. Guarda verso il cameriere
Ferma, non fare nulla!” Le dico serio
Ok” sorride incrociando le braccia al petto
Ordino due caffè e li pago immediatamente, ormai ho capito che è rapida in queste cose e devo batterla sul tempo. Lei sorride vistosamente divertita, si sistema dritta sulla sedia come se dovesse dirmi qualcosa di importante
A fine mese parto, vado a Londra per un nuovo lavoro” mi fissa
Avrei preferito forse che mi dicesse: sono sposata
Che lavoro fai?”
Sono una personal shopper”
Sembra una cosa impegnativa...” Non saprei neanche ripeterlo e non ho idea di cosa sia
A volte lo è. Volevo avere la possibilità di parlarti due minuti senza dovermi riempire la casa di prosciutto, sono vegetariana!”
Mi esce una risata di gusto che riempie l'aria e toglie un po' d'imbarazzo. Vista da vicino è davvero bella. I suoi lineamenti perfetti fanno venire voglia di disegnare, di farle un ritratto lì su due piedi anche se non sono nemmeno capace di tenere in mano una matita. Ha le labbra lucide, le fisso ogni volta che apre e chiude la bocca per fare uscire una voce fino a ieri a me sconosciuta. Senza volerlo le guardo nuovamente la fede al dito. Istintivamente ci passa la mano sopra.
Mi sono separata un anno fa, la tengo per abitudine”
No scusa, non volevo...”
Per i particolari pero' ci vuole almeno un secondo appuntamento non credi ? Sempre che tu sia libero?”
Mi stava chiedendo di uscire? Dovevo essere io a farlo ma come un coglione mi ero fatto superare e in più stavo perdendo tempo nel risponderle “certo che sono libero, liberissimo...anzi..quando vuoi...” sono ufficialmente diventato balbuziente
scrivimi il tuo numero” mi avvicina un tovagliolino di carta e una penna che tira fuori dalla sua borsa.
Lo ricordo a fatica preso dall'emozione, ci metto un'eternità a scrivere ma alla fine ci riesco. Mi piace come riprende quel tovagliolo e avvolgendolo lo mette in tasca. Mi piace come muove le mani. Mi piace il non poter smettere di guardarla e trovare in ogni suo gesto banale qualcosa che gli altri non hanno. I minuti sembrano correre. Poco dopo la saluto e torno a lavoro non potendo fare diversamente. Prima di uscire faccio il gran finale chiedendole “Com'è che ti chiami?”
Gloria” Risponde dolcemente sorridendo
Io sono Leandro!” Me ne vado salutando con la mano.


L'ho salutata con la mano capisci? Ho ondeggiato la mano a destra e sinistra davanti a lei come un cretino per svariati minuti...non mi chiamerà mai!”
Lo sai che sei proprio un idiota! Ti preoccupi di queste stupidaggini mentre non ti rendi conto che non sai nulla di lei!”
Ha un nome stupendo e un sorrido che stende!”
E' un matrimonio alle spalle e magari una decina d'anni in più di te...ci hai pensato? Svegliati!”
E anche se fosse?” Elisa è alle mie spalle, mi volto per guardarla
Davvero non hai idea del guaio in cui ti stai cacciando?”
Guaio?” La vedo prendere una sedia e posizionarla davanti a me prima di sedersi sopra
Proverò a spiegarti tutto con parole semplici, anche se, mi stupisce che tu non abbia capito il suo gioco”
Gioco? Ma di cosa parli? Neanche la conosci...”
Dopo averti guardato e stordito di sorrisi ti offre un caffè, la prima cosa che ti dice è che starà sì e no un mese appena prima di sparire all'estero con la scusante del lavoro. Esprime il desiderio di vederti una seconda volta ma non ti dice il suo nome finché non glielo chiedi. Ti racconta del suo matrimonio finito solo perché le vedi la fede al dito che ancora tiene per una ragione oscura. Non ti svela il suo numero di telefono ma ti chiede il tuo. Ti è più chiaro adesso?”
Direi di no”
Ottuso! Mollusco! Ti ha chiesto una scopata di una notte e se proprio devo dirti quello che penso credo che abbia anche un marito a Londra oltre ad un lavoro importante!”
Chiara e limpida anche questa volta! Da quando hai la palla di vetro?”
Non serve la palla di vetro! Svegliati Leandro!”
Credi davvero che io valga così poco da poter interessare ad una donna solo per il sesso?” La guardo serio
Decisamente sì, e la cosa più triste è che nel profondo questa cosa non ti infastidisce come fai credere”
Sorrido, si allontana sdegnata e continua il suo monologo guardandomi da lontano.
Elisa a volte era proprio una stronza ma, se dovevo pensare al passato potevo solo aggiungere che era anche una veggente ...i suoi pronostici risultavano sempre reali, il suo ultimo decisamente mi spaventava, quasi la odiavo per le parole che aveva detto “per una volta non puoi provare ad essere ottimista per me!” Mi aveva guardato con aria stupefatta per aggiungere sospirando “Sei tu che te le vai a cercare amico mio...” lanciandomi un ultimo sguardo di commiserazione aveva lasciato la stanza chiudendosi la porta alle spalle prima che il cuscino, che le avevo lanciato, la colpisse. Guardo il guanciale bianco a righe blu sul pavimento e mi sento perso come quell'oggetto morbido incapace di rimettersi al posto da solo. Le argomentazioni di Elisa aleggiano tra le mura della mia stanza lasciandomi almeno due dubbi su cui ragionare. Era così evidente che questa donna non era adatta a me? Era così evidente che per la prima volta desideravo qualcuno in modo diverso da come avevo sempre fatto? La risposta era affermativa in entrambi i casi. C'era però un terzo ed ultimo elemento su cui potevo concentrarmi. Tra le tante cose che Elisa aveva, giustamente notato, c'era la preoccupazione per me. Questo poteva significare una sola cosa: per sesso, per gioco o per qualunque altra cosa poteva essere non ero, comunque, indifferente a Gloria. Un punto a mio favore, un punto su cui giocare e da cui partire. Decido di ascoltare un po' di musica e pensare a lei, non faccio in tempo ad accendere lo stereo che mia madre dalla cucina mi urla di raggiungerli per pranzare. Le donne! Sono decisamente un problema per me sotto qualunque forma.


continua...

Nessun commento:

Posta un commento