Al mondo nulla vale come l'amore. Solo chi ama, chi è amato o entrambe le cose, puo' ritenersi vivo. Non ci sono soldi, non ci sono gioie, non ci sono grandezze che possono compensare quello che vivere una storia d'amore ci può dare. Ama e sarai qualcuno...fatti amare e sarai qualcuno felice.

martedì 7 dicembre 2010

T'incrocio la vita

Mi sudano le mani al solo pensiero di rivederla. Sono passati pochi mesi è vero dal nostro ultimo incontro e ci sentiamo spesso al telefono, ma ogni volta per me è un’emozione così forte che quasi mi fa paura. Ultimamente poi, mi sembra sia cambiato qualcosa tra noi ma questo solo il tempo potrà dirlo.
Dopo anni che non stiamo insieme, se non per brevi periodi, ora sono tornata, tornata per davvero, per restare con lei, per vivere nella mia amata e odiata Sicilia, recuperare quello che un tempo è stato mio e che ho lasciato per dedicarmi ad altro e dimenticare ciò che restando qui non potevo.
Parigi resterà per sempre nel mio cuore è stato bello viverci finché una mattina non mi sono svegliata con questa voglia di tornare a casa “Fallo Gia!” Ho mollato tutto e sono corsa qui. Da una parte è stato facile, non avevo poi raggiunto granché neanche a Parigi. Ho lasciato un lavoro precario, un appartamento ormai troppo grande, qualche conoscente, alcuni amici che rivedrò volentieri più in là e… Pierre “Non cambierà nulla Gia io per te ci sarò sempre” e sapere che è così mi è bastato per poter tornare. Niente amori, amanti, come sempre non ho costruito intorno a me niente di stabile, niente che fatichi a lasciare, perché questo in fondo è quello che ho sempre voluto essere: libera da qualsiasi cosa e da chiunque, per non affaticarmi mai. Pierre è stata la mia unica fatica, l’unico cruccio. Pierre è stata la prima persona che mi ha sorriso a Parigi un pomeriggio grigio mentre pioveva e mi sentivo smarrita e sola. Abbiamo legato subito. Trovavo attraente il suo modo di gesticolare mentre mi parlava, sarei potuta restare ore ad ascoltare senza mai fiatare davanti a quelle mani così curate, così sensuali da sembrare appartenere più ad una donna che ad un uomo come lui. Quel pomeriggio di pioggia tornai a casa con il sole. A Parigi il clima è bizzarro, inaffidabile ma presa come mi sentivo da questa nuova conoscenza io quel giorno credetti che il sole fosse spuntato con Pierre. Non è venuto a salutarmi all’aeroporto. Ho sperato che come in un film apparisse all’ultimo momento e invece nulla, solo un sms “scrivimi ogni giorno Pierre” Sta notte gli scriverò un e-mail, una al giorno da accordi siamo rimasti così, perché noi le giornate ce le siamo raccontate sempre di getto la sera sul divano a casa mia, racconti sfiatati senza punteggiatura, in un unico respiro “prendi fiato Gia, respira”.
Sono le nove esatte. La gonna al ginocchio che indosso sui jeans a vita bassa mi crea qualche imbarazzo all’aeroporto di Catania. A Parigi è normale vestirsi così, qui in Italia non tutti apprezzano l’originalità. Questa è una cosa che mi mancherà parecchio. Libertà d’immagine, di poter seguire le mode a proprio gusto, di non seguirle a fatto e crearne di proprie. In Sicilia, come nel resto dell’Italia poi, tutti si vestono allo stesso modo, camminano, mangiano, ridono, piangono allo stesso modo, sembrano tanti robot telecomandati programmati allo stesso modo.
Una piccola mano mi saluta da lontano stendendo in alto il braccio magro: è Siria mia sorella. Ci sbagliamo quattro anni appena eppure il distacco tra noi è sempre stato abissale, non siamo mai riuscite ad avere un vero rapporto fraterno. Spesso non ci siamo proprio capite quasi fossimo completamente estranee, ma ci siamo sempre mancate profondamente, almeno questo è quello che ho provato io per lei in tutti questi anni di lontananza. Otto anni, non mi sembra ancora vero di essere stata via tanto né tanto meno di aver deciso di tornare. Non ho ancora detto a nessuno di questa mia decisione forse, perché temo che non sia ben accetta.
Ciao, come stai?”
Ciao, bene, come sei bella!” Ci abbracciamo forte come ogni volta che ci vediamo dopo, poco o molto, tempo che io sono stata via.

Camminiamo fianco a fianco per raggiungere l’automobile con cui tornare a casa. Sento gli occhi di Siria interrogarsi sul mio abbigliamento…
Che c’è?”
Nulla” Scuote la testa come se l’avessi colta nel pieno dei suoi pensieri
Eri indecisa su cosa mettere?”
Sì, così ho messo sia gonna che pantaloni, hai visto che furba la tua sorella maggiore!” Ridiamo ed è un modo per far andar via anche un po’ d’imbarazzo che inevitabilmente ci prende quando ci rivediamo. Non è come al telefono, attraverso una cornetta anche le parole sembrano essere più facili e leggere, di presenza è sempre tutto più difficile.
Allora come te la passi?”
Bene, cioè come sempre, qui è sempre tutto uguale lo sai… tu piuttosto che combini a Parigi?”
Nulla, tutto uguale anche lì.”
Sai non ti aspettavo così presto, voglio dire mi fa piacere che sei di nuovo qui tra i piedi, ma non è che la Francia ti ha già stufata vero?” Il suo tono mi sembra preoccupato, mi volto per guardarla e intravedo un sorriso
Ma la smetti di prendermi in giro!” Le do un colpetto sulla nuca…
Ahia, guarda che ti lascio qui….oh no, merda non è possibile!”
Cosa c’è?” I suoi occhi atterriti fissano la portiera della sua auto fracassata.
Cavolo la radio, l’avevo appena comprata!”
Ma non è un parcheggio custodito questo?”
Mi guarda come se avessi detto una vera cazzata…
Tu la Sicilia non te la ricordi proprio più eh!”

Al primo autogrill dopo l’aeroporto accosta l’auto.
Che fai?”
Ho voglia di un caffè e di due chiacchiere prima di metterci in strada, ti va’?” Annuisco rilassata. Mi fa piacere che lei abbia voglia di parlare un po’ con me, in un certo senso inizio a sentirmi meno a disagio, meno intrusa. Mi precede, noto improvvisamente la sua magrezza eccessiva a cui prima non avevo badato.
Stai sparendo, mangi ogni tanto?”
Sì non preoccuparti, ho lavorato un pochino più del dovuto negli ultimi tempi brucio molto”
Immagino!” Ci sediamo al primo tavolo libero.
Dico davvero, tra il lavoro al supermercato e la scuola di ballo, non mi fermo un attimo”
A proposito come va la scuola di danza?”
Bene, ho tre nuovi allievi, anzi perché non vieni a fare qualche lezione?”
Non è che ballare mi piaccia molto, ma se ci tieni…”
Ovviamente se ci sarà il tempo rimani sempre così poco, a proposito quanto ti fermi?” Mi butta questa domanda così come se non fosse importante, la sua voce nasconde un po’ di ansia questo mi dispiace ma lo comprendo. Nella propria solitudine si crea la compagnia di cui si ha bisogno fatta di impegni, orari precisi, liste della spesa e ogni piccola interferenza esterna, anche se gradita, porta con sé un po’ di scompiglio. Lei è come me la conosco, ha bisogno che tutto rimanga sempre uguale per trovare stabilità. Così, non me la sento di dirle che sta volta avremo tutto il tempo.
Qualche settimana. Credo”

1
Saluti e intrusi


Mi sveglio con le urla di Siria che canta sotto la doccia, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dirle che è bravissima a ballare ma che a cantare fa davvero schifo, per un momento ho temuto che qualcuno la stesse uccidendo. Mi guardo intorno. E' strano non trovarmi circondata dalle pareti ocra della mia camera in affitto con le foto attaccate con il nastro adesivo da imballaggio che penzolano reggendo solo da un lato, ripromettermi di sistemarle il prima possibile e rimandare sempre quel momento a dopo le migliaia di colazioni che ho fatto, le miglia di volte che ho risistemato il letto, che mi sono recata a lavoro e che sono uscita. Le foto sono rimaste sempre lì penzoloni aspettando il momento di essere appese bene. Non dovevano aspettarselo di essere invece strappate via del tutto per essere riposte nella valigia da dove adesso le tiro fuori. Mi siedo sul pavimento poggiando la schiena al letto. Ripasso quelle foto tra le mani e sorrido guardandole. Il sorriso di Siria bambina è lo stesso di sempre, quello che mi ha accompagnato tutte le mattine nostalgiche e piovose di Parigi augurandomi buongiorno appena sveglia, quello che ho ritrovato ogni volta all’aeroporto per dirmi bentornata. La foto dei miei genitori che si stringono in uno dei loro ultimi viaggi di riconciliazione in Tunisia prima di lasciarsi nuovamente e forse, si spera definitivamente…. la foto di me e Pierre. Chi non ci conosce bene non potrebbe mai riconoscerci, ridiamo in maniera così eccessiva che le nostre bocche sono enormi e piene di denti, i visi incollati le nostre guance rosse si confondono tanto siamo appiccicati. Bacio la foto. Cazzo mi manchi! Nell’ultima foto c’è “Lui” …. esito un attimo, mi vergogno in realtà, no qui questa non posso esporla, non qui, meglio riporre tutto in valigia. Da quando scesa dall’aereo l’aria di Catania è rientrata nei miei polmoni ho capito che la vera ragione per cui sono tornata è Gabriele, ma è ancora presto per crederci davvero, voglio fingere di avere ancora la speranza che non sia così.

Mi dirigo in cucina, Siria è ancora in bagno, decido di preparare la colazione. Latte, cereali, pane, nutella tiro fuori tutto ciò che trovo. Siria deve aver fatto la spesa prima che arrivassi, è tutto nuovo, sigillato. Le tovagliette all’americana sono ancora nel solito cassetto, ne tiro fuori due per apparecchiare la tavola, se ci fossero dei fiori li metterei al centro del tavolo, mi sento romantica. Poco dopo Siria entra nella stanza pronta per uscire.
Giada io…ma che roba è?”
Sorpresa! Siediti facciamo colazione, il pane è quasi pronto!”
No, grazie ho già preso un caffè!”
Dai non puoi andare via a stomaco vuoto”
No, davvero non mangio la mattina... è tardissimo”
Ma siediti dieci minuti stai perdendo più tempo a parlare che...”
Ciao a dopo” chiude porta e discorso in un solo gesto.
L’ho irritata, mi sento invadente, mi è passata la fame.

Sotto la doccia programmo la mia giornata, l’aria si fa pesante meglio impegnare il tempo nei minimi dettagli. Devo scrivere un e-mail a Pierre, lo farò in serata al mio ritorno. Devo passare da mia madre a salutarla, tappa che rimanderei volentieri a dopo, ma urge farlo subito per dare pietà al mio cellulare che trabocca dei suoi sms “quando vieni?” “Allora arrivi?”. Devo passare a salutare mio padre al cantiere, altra tappa che rimanderei...poi finalmente farò un giro da turista per provare ad ambientarmi e infine spero che la giornata sia giunta al termine e che mi senta abbastanza soddisfatta da addormentarmi. Ultimamente fatico a prendere sonno, ma spero di aver lasciato questo piccolo dettaglio tra le lenzuola di Parigi.
Sono indecisa se prendere il tram o andare a piedi poi l’idea folgorante. Ed eccomi sulla mia “Graziella” rosa del 97’. Il mio regalo per il diploma da ragioniera conseguito con scarsi risultati e due anni di ritardo “Papà se quest’anno passo me lo regali il motorino vero?” “Certo Giada tu intanto vedi di prenderti questo benedetto pezzo di carta però”. Il pezzo di carta infine l’avevo avuto ma lui per farmela pagare del tempo sprecato aveva deciso di punirmi, a suo modo, e in un primo momento ci riuscì “E’ uno scherzo vero papà?” Avevo piagnucolato davanti a quell’aggeggio inutile, ma in breve adorai la mia Graziella rosa con il cestino in vimini.

Il salone di mia madre è pieno di gente nonostante sia ancora presto. Le faccio cenno con la mano. Da un ultimo colpo di spazzola alla sua cliente, un tocco di lacca e corre subito da me. Bella come ogni volta che la vedo, i suoi capelli soffici, rossi, lucidi mai fuori posto il suo sorriso morbido come solo i sorrisi delle mamme possono essere.
Amore della mamma!” Mi abbraccia forte
Ma cosa hai fatto ai tuoi meravigliosi capelli?”
Incredibile, passa il tempo ma mia madre rimane sempre la stessa, non mi ha chiesto neanche come sto, mi ha trascinata sotto il lavello da dove, nel modo più scomodo del mondo, ora vedo scendere fiotti di acqua gelata e bollente che si mescolano a intrugli profumati “Riusciremo a metterli apposto questi capelli tesoro, non preoccuparti!”

Facciamo un nuovo taglio?”
No mamma”
Solo un pochino!” Mi mostra agguerrita le forbici allo specchio
Mammaaa!”
Ok, ok era giusto per toglierti queste doppie punte”
Riesco ad uscire dopo due ore e mezza di impacchi e trattamenti vari, profumo come una prostituta e ho i capelli gonfi come la coda del mio peluche dopo che è finito in lavatrice per sbaglio. Ora sì che mi si nota sulla Graziella rosa in giro per Siracusa.

Arrivo al cantiere dove lavora mio padre che è quasi mezzo giorno. Lui è nel suo ufficio come sempre. Parto, torno e lui è sempre lì chino sulla sua scrivania nel suo ufficio.
Ciao pà!”
Giadaa”
Mi offre il pranzo e mi riempie di attenzioni.
Quanto ti fermi?”
Non lo so papà!”
Avrei potuto svelare la mia decisione almeno a lui, è stato carino premuroso con me ma quella sensazione opprimente di ansia era ancora lì, forse è una nuvoletta che mi segue…

Sono le 15:00 quasi torno a casa, Siria non mi ha più chiamata, non so neanche a che ora finisce il turno oggi. Vado al centro commerciale, anche se pedalare dopo la pepata di cozze offertami da papà mi è alquanto difficile.

Mi guardo in giro, mi sembra di stare in mezzo a un mucchio di sconosciuti, non una faccia che mi dica qualcosa, non un’espressione dove riesca a riconoscermi. Sono tremendamente sudata, devo dare una svolta al mio guardaroba il clima qui è decisamente migliore. Mi è mancato questo sole, eppure una parte di me rimpiange la pioggia sottile di Parigi che ci ha inzuppati quel pomeriggio per correre a Lafayette con Pierre che mi trascina veloce “Corri Gia ci stiamo rovinando tutti i capelli” “Pierre sei peggio di una donna!” Sorride. Mi manca il suo sorriso, lo cerco tra i passanti. Rinuncio.



Reparto Hi-Fi
Ci sono centinaia di modelli di autoradio, ne scorro alcune file veloci con lo sguardo. Mi sento smarrita. Provo a indirizzarmi sul prezzo magari è più semplice. 238,00 euro-199,00 euro-800, 00 euro…cazzo 800,00 euro per un autoradio? Sono allibita, io non li spenderei mai, voglio dire è follia considerando che è un oggetto che non puoi neanche indossare...fossero scarpe. Il commesso mi guarda di sottecchi. Non lo vedo bene in viso non sono sicura ma sembra carino, che bello qualcuno si è accorto di me ma è un illusione che scompare di lì a poco. Per un attimo cerco di ricordare se ho indosso nuovamente la gonna sui jeans poi ricordo di avere solo i jeans e una felpa quindi non mi osserva per come sono vestita. Mi volto, ride con il collega che involontariamente guarda una volta di troppo i miei capelli. Cavoli me n’ero proprio dimenticata, mia madre se non la vedessi così di rado non avrebbe possibilità alcuna di conciarmi così.

Ore 19:00-
Mi sono appisolata sul divano. Un sms mi sveglia: “Mi trovi a lezione, se ti va fai un salto! Siria”
I miei muscoli chiedono pietà ho pedalato tutto il giorno, i miei capelli chiedono uno shampoo
Il tempo di una doccia e arrivo” lo scrivo poi lo cancello andrò senza avvisare, andrò a piedi.

La musica si sente appena da fuori, la voce di Siria che tiene il conto dei passi, invece, è forte e chiara. La guardo attraverso il vetro per un po’ prima di entrare. E’ bella come mia madre, il corpo sinuoso, è sexy quando si muove, sento un pizzico di invidia per le sue gambe snelle e sottili. Le mie oggi sembrano due prosciutti. Entro, mi siedo in disparte e assisto alla lezione. Mi vede. Mi sorride. Noto un ragazzo che l’ultima volta non c’era, la guarda insistente, lei lo sa e ne sembra felice.
Chi era quello?”
Quello chi?” Posa il toast del suo Happy Meal sul fazzoletto e beve un sorso del suo the al limone
Il ragazzo nuovo a cui fai lezione?”
Sono tre o quattro i nuovi arrivati”
Dai Siria non farla tanto lunga hai capito, quello basso che paga solo per guardarti visto che non ha mosso un passo!”
Quasi si affoga, un po’ arrossisce.
Quello è Andrea”
Oh e ci voleva tanto! Perché sei arrossita?” Bevo la mia coca-cola light.
E’ il mio ragazzo!”
Siamo tornate a casa in silenzio, fortuna che c’era Elisa con la sua “Labyrinth” a riempire l’aria tra noi. L’autoradio che le ho regalato ha il display azzurro “Grazie, ma sei matta! Non dovevi!” Ero stata contenta di averla vista sorridere, “Andiamo al Mc Donald’s ti offro la cena” ma lei il suo Happy Meal non l’aveva toccato neanche e io mi sento stupida, impicciona e un tantino grassa.

Ore 00:00
Caro Pierre è il mio primo giorno lontano, la stanchezza che sento mi ricorda che ho corso abbastanza da potermi concedere quel che resta di questa notte dormendo e lo farò subito dopo averti scritto. Nota positiva: sole tutto il tempo, qui il clima ha un solo umore…tu? Mi manchi, ma questo non lo scrivo come da accordi precisi con Pierre “Già mi manchi Pierre” “Guai a te, non voglio sentirtelo dire mai, i morti mancano e io sono vivo. Se proprio hai nostalgia di me prendi un aereo e torna…sei tu che te ne vuoi andare…” Hai ragione Pierre Buonanotte –Gia-

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